Tu sei qui

Volontariato Europeo

L’esperienza di Alessia in Polonia

PORDENONE – Primo viaggio da sola. Primo periodo lungo lontano da casa. Prima esperienza in luoghi dove la lingua corrente non è l’italiano. E ancora, prima esperienza in totale autonomia. Prima volta a contatto con persone provenienti da tutta Europa. In una serie di “prime volte” si riassume il Servizio volontario europeo (Sve) di Alessia Basso, 19 enne di Aviano che, grazie alla mediazione del centro Europe Direct – Eurodesk del Comune di Pordenone, la scorsa estate si è rivolta all’Anffas – ente di invio dello Sve – per aderire ad un progetto che l’ha portata a Stettino, città vicina al mezzo milione di abitanti in Polonia, ad operare con i ragazzi di una sorta di enorme Punto verde.
Allegra, disponibile, più matura di quanto sia facile pensare siano i ragazzi della sua età, Alessia – che ha già partecipato come testimonial Sve a diversi eventi a Pordenone – ci racconta il suo Sve. “Questa esperienza mi ha aiutato a crescere, ma soprattutto mi ha consentito di abbattere stereotipi che sono diffusi, sia relativi alla Polonia che in generale. Lavorare a contatto con i bambini mi ha insegnato moltissime cose, che mi saranno utili anche dovessi operare in futuro in ambiti completamente diversi. E’ stata una esperienza eccezionale anche sotto il profilo linguistico: ho migliorato il mio inglese e ho appreso le basi del polacco, che potrebbero essere utili dovessi decidere, e lo sto facendo, di continuare gli studi in campo linguistico”.

Cosa serve per scegliere un’esperienza che sostanzialmente rappresenta l’ignoto?

“La voglia di scoprire qualcosa di nuovo e di cambiare approccio nei confronti di tutta la mia vita sono state determinanti: avevo voglia di guardare l’Italia da fuori, e ciò mi ha reso maggiormente consapevole di cosa qui mi piaccia e di cosa invece io apprezzi di meno. Mi volevo mettere alla prova, e lo Sve è stata l’occasione migliore per farlo. Volevo vedere come me la sarei cavata da sola, e ho scoperto di poter affrontare problemi che prima mi spaventavano”.

L’appoggio della tua famiglia è stato sicuramente importate, ma è servita anche una gran dose di coraggio…
“Certamente. Se sulla mia famiglia non ho mai avuto dubbi, e loro si sono sempre fatti sentire dimostrandomi la loro vicinanza, soprattutto a inizio progetto, le paure che avevo erano su me stessa. Il fatto di aver deciso da sola di affrontare questa esperienza ha migliorato la mia consapevolezza, ed ora mi sento decisamente più sicura”.

Cosa facevi a Stettino, di preciso?

“Operavo in un ufficio che seguiva bambini e adolescenti, mi occupavo di organizzare e creare workshop per loro, cooperando con gli altri componenti del gruppo provenienti dall’Italia (io ed una ragazza di Napoli), da Cipro, Grecia, Portogallo e Ungheria. Un lavoro molto vario e divertente, anche perché avevamo grande autonomia, confrontandoci tra noi in inglese. Partecipavamo assieme a manifestazioni legate alla crescita personale, cosa che mi ha consentito di visitare associazioni che si occupano di educazione formale e non formale, anche nel settore della disabilità, come il mio ente di invio, l’Anffas di Pordenone”.

L’associazione polacca ti ha accolta bene? Spesso è questo il timore più grande dei volontari…“Sono stata accolta nel migliore dei modi: appena arrivata a Stettino ho trovato una sorta di comitato di accoglienza che mi ha emozionata. Anche durante il mio periodo di volontariato sono sempre stati disponibili per me e per noi, pronti a risolvere ogni più piccolo problema potessimo avere”.

Cosa ti ha regalato quel periodo di vita all’estero, in un ambiente completamente nuovo per te?

“Sono tornata decisamente arricchita, sia sotto il profilo culturale che umano. Ho potuto conoscere un sacco di gente, con la quale mantengo tutt’ora i contatti. Si sono sviluppate delle relazioni di amicizia che a tutt’oggi sono vive. La conoscenza della gente del posto è stata un altro fattore straordinario, ma quello che mi ha stupito è come io abbia saputo apprezzare i vantaggi del vivere all’estero. Poi, una volta rientrata a casa, questa cosa si è rovesciata, ora apprezzo molto di più ciò che prima mi sembrava normale, quasi scontato”.

Consiglieresti un’esperienza del genere ai tuoi coetanei? Due parole per chi volesse affrontare un’esperienza come la tua.
“Sicuramente sì, tutti dovrebbero affrontare una cosa del genere. Mi sento di consigliare in particolar modo la Polonia, ma credo che ovunque possa servire per crescere. Ho scoperto un sacco di cose di me stessa che prima non conoscevo o potevo solo intuire, e fosse anche solo per questo confermo il mio consiglio. Provateci!”.

Per ogni informazione sullo SVE e su ogni altra cosa riguardante l’Europa è possibile rivolgersi al centro Europe Direct – Eurodesk di Pordenone, chiamando l’Informagiovani allo 0434-392.537, o le Politiche europee – 0434 -392.566 – per fissare un appuntamento.

Sito realizzato e distribuito da Porte Aperte sul Web, Comunità di pratica per l'accessibilità dei siti scolastici, nell'ambito del Progetto "Un CMS per la scuola" - USR Lombardia.
Il modello di sito è rilasciato sotto licenza Attribuzione-Non commerciale-Condividi allo stesso modo 3.0 Unported di Creative Commons.

CMS Drupal ver.7.98 del 07/06/2023 agg.01/08/2023